“NULLA
ACCADE PER CASO”
di
Vitantonio Giacomazzi
Part
1
In un giorno
qualunque di inizio dicembre ’95 mi trovavo nel West Sussex per una serie di
conferenze.
La sera dormivo in
uno sperduto alberghetto di campagna, vicino ad una moderna costruzione che un
mattino, libero da impegni, decisi di visitare.
Avvicinandomi, notai
all’ingresso un grande cartello, “The Mill Studio”, che non mi faceva capire di
cosa caspita si trattasse, quando uno
strambo giovanotto tarchiato, vestito in un altrettanto strambo vestito
arancione, mi venne incontro e disse “Lei è fortunato, siamo chiusi da mesi ma
questa mattina hanno deciso di riaprire, per un evento che qualcuno definisce a
dir poco eccezionale …”.
Incuriosito mi
avvicinai all’ingresso, ma una voce stentorea alle mie spalle mi apostrofò
urlando “Permesso!!!” … mi girai e vidi un enorme facchino che trasportava la
grancassa di una batteria con due inequivocabili scritte frontali, “Ludwig” e
“The Beatles”…
… dietro di lui altri
giungevano con sacche di varie dimensioni, che sicuramente contenevano altri strumenti
musicali …
Mi accodai a questa
strana processione ed entrai per ultimo, seguendoli sino ad una grande stanza
dove fervivano i preparativi per un qualcosa che non riuscivo ad interpretare
ed inquadrare …
Nessuno sembrava
notare la mia presenza, mi appoggiai contro la parete dietro un pianoforte e
continuai ad osservare il lavoro che procedeva febbrile.
Dopo pochi minuti, si
aprì una porta laterale e con mia grande sorpresa entrò un ancora giovanile
George Harrison …
… ci eravamo
conosciuti pochi anni prima durante il ricevimento per la presentazione di una
sua tournèe in Giappone, che io dovevo recensire per una nota rivista musicale,
ed avevamo anche scambiato qualche parola davanti ad un paio di Campari shakerati,
ma mai avrei pensato che George si ricordasse di me !!!
Invece mi venne
incontro, mi strinse la mano e mi salutò calorosamente, come fossimo vecchi
amici, chiese di scambiarci i numeri di telefono, poi girò i tacchi e si
allontanò senza dire una parola … doveva raggiungere Paul e Ringo, che nel
frattempo si erano materializzati di fianco ad un grande amplificatore.
Part 2
Improvvisamente sulla
parete di fondo si accese un grande schermo, sul quale comparse il filmato di
un John Lennon placidamente stravaccato su una poltrona, che strimpellando una
vecchia chitarra cantava “Free as a bird, it’s the next best thing to be, free
as a bird….”.
I tre Beatles
superstiti ascoltavano attentamente, in piedi con le braccia conserte dietro un
gigantesco mixer.
La musica sfumò, poi
ancora John Lennon, questa volta ad un pianoforte, ripetè la stessa canzone …
quando terminarono le note di questo secondo video, George & Paul imbracciarono
i loro strumenti, Ringo si accomodò alla batteria … e i due video medesimi vennero
ripetuti svariate e svariate volte con i 3 ex-ragazzi di Liverpool che vi
suonavano e cantavano sopra …
Dopo 4 ore senza
interruzioni un tecnico del suono gridò “Ok ragazzi abbiamo finito, si sbaracca!!!”,
George venne a salutarmi e tutti abbandonammo lo studio.
Tornai in albergo, un
po’ confuso, ero sicuro di avere già sentito quel brano meraviglioso su un
bootleg che forse si chiamava “The Dakota Tapes” … ma ancora non capivo in che
contesto mi ero trovato.
Part 3
Lo capii giorni più
tardi … mancava pochissimo al Natale 1995, ero a Milano e stavo per entrare in un negozio di dischi per cercare
qualcosa dei Kinks o di Gerry & The Pacemakers … ma mi bloccai davanti ad
un grande cartonato in grandezza naturale, che ritraeva George, Paul e Ringo e
sotto di loro una grande scritta che recitava “Il ritorno dei Beatles, da oggi in
vendita il loro nuovo singolo Free As A Bird, con la partecipazione straordinaria
di John Lennon!!!”.
Solo allora capii di
essere stato il testimone totalmente inconsapevole della registrazione del
nuovo singolo dei Fab4, che erano tornati ad incidere insieme 25 anni dopo lo
scioglimento della band, utilizzando e sovraincidendo su vecchi nastri di una
demo inedita del povero John …
Tornai a casa e aprendo
la porta sentii il telefono squillare, corsi a rispondere e udite udite,
dall’altro parte del filo c’era nientepopodimeno che George Harrison … mi invitava
al suo ricevimento di Capodanno in un noto locale londinese … naturalmente ci
andai, e da quel giorno cominciai a frequentarlo con una certa assiduità, posso
dire che diventammo veramente amici, a volte si univa a noi anche Paul … (Ringo
no, era troppo impegnato a collaudare le sue nuove auto, che acquistava con
frequenza quasi mensile…)
Tutto questo sino a
maggio del 2001, quando George mi contattò per dirmi che si sarebbe assentato e
non sarebbe stato raggiungibile per un paio di mesi … trascorsi i quali si fece
risentire, fissandomi un appuntamento per il giorno dopo a Venezia.
Part 4
Ci incontrammo e notai
subito che qualcosa non andava, George era più stanco del solito e parlava con
voce bassa e affaticata, ma in un modo assai scanzonato che al momento mi
tranquillizzò …
“Vitantonio” mi disse
“mi spiace ma ho deciso di allontanarmi per un po’, non so quanto, dal mondo
reale, voglio stare da solo in una località segreta per ritrovare la mia
creatività, non cercarmi, lo farò io a tempo debito…”
Si allontanò
velocemente senza salutare, poi si fermò, tornò verso di me, mi abbracciò e mi
porse una copia del singolo “Free As A Bird” dicendo “Questa è la prima copia
del disco, conservala con cura perché un giorno, al mio ritorno, te la
richiederò” … tacque per qualche secondo, poi aggiunse “Ricordati, NULLA ACCADE
PER CASO” e se ne andò definitivamente.
Part 5
Feci incorniciare il
disco e lo appesi nel mio salotto, spesso lo osservavo dalla mia poltrona
mentre studiavo … un giorno mi colse un desiderio irrefrenabile, lo tolsi dalla
cornice e lo misi sul mio piatto Thorens per ascoltarlo, ma mentre mi accingevo
a farlo fui interrotto dallo squillo del telefono …
… era Paul in lacrime
che mi annunciava la scomparsa di George, spentosi nella notte in un ospedale di Los Angeles per un tumore al
cervello …
Quasi svenni per il
dolore, la cornetta del telefono mi scivolò dalla mano, non ebbi neanche la
forza di chiedere ulteriori spiegazioni a Paul e corsi fuori di casa … era fine
novembre, nevicava, senza avere neanche indossato il cappotto ero fermo
paralizzato davanti all’uscio, quando mi vennero in mente le ultime parole che
George mi aveva recitato:
NULLA ACCADE PER CASO
NULLA ACCADE PER CASO
NULLA ACCADE PER CASO
…………..
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